Rina, Vincenza, Eloisa, Marga. Quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l'infanticidio.
Chiuse all'interno di un carcere psichiatrico, trascorrono il loro tempo espiando una condanna, che è soprattutto interiore, per il gesto che ha vanificato anche le loro esistenze.
Dalla convivenza forzata - che genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella delle altre - germogliano amicizie, spezzate confessioni, un conforto senza consolazione.
In un dramma mai assolutorio e sempre sofferto, Grazia Verasani esprime una profonda pietas per donne che la depressione - malattia mentale, sofferenza - ha reso doppiamente assassine: «Quando uccidi tuo figlio, è te stessa che uccidi».
Ma il testo nasce anche come riflessione sull'istinto materno, e come accusa contro il bisogno di creare mostri e giudicare un male che non andrebbe liquidato con leggerezza.
Autrice
Grazia Verasani vive a Bologna.
È cantautrice (Sotto un cielo blu diluvio è il suo ultimo album, 2010), sceneggiatrice e scrittrice.
Tra i suoi successi editoriali: Quo vadis, baby? (2004), Velocemente da nessuna parte (2006), Tutto il freddo che ho preso (2008), Di tutti e di nessuno (2009).