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Le quattro stagioni di un vecchio lunario

Le quattro stagioni di un vecchio lunario
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In questo libro, Luisito Bianchi – a cui «capitò di nascere e di crescere su questo grumolo di terra e di case, nel cuore della Grande Pianura, dallo scanzonato e solenne nome di Vescovato» – trasforma la sua infanzia e giovinezza contadina in racconto: in un lunario, un calendario di storie che il lettore scopre con sorpresa incredibilmente vicine. Ripercorrere il proprio passato è per lui un modo di esprimere gratitudine alla vita.

Queste pagine, dice l’autore, sono «a forma di dittico, ossia di due ante che si aprono e chiudono quando si vuole». Nella prima anta, Le quattro stagioni d’un vecchio lunario, si legge «un grazie avvolto nella letizia dei giochi d’infanzia, quando non c’era giorno che non fosse gioco; nella seconda, Piccoli schizzi di care memorie, il grazie assume il volto di personaggi, di persone care, di luoghi».

«E la memoria è il puntino impercettibile che salda il cerchio della vita e mi fa dire, come succo di queste storie di vecchio lunario: vivere, ne valeva la pena.»

«“Rivelazione” è una di quelle parole naufragate nell’oceano dell’abuso. Ma per Luisito Bianchi il termine si può usare tranquillamente. Un personaggio unico, un caso letterario.»
Corriere della Sera

Autore

Luisito Bianchi è nato a Vescovato nel 1927 ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore ma anche operaio, benzinaio e inserviente d’ospedale. Ora svolge funzione di cappellano presso il monastero di Viboldone (Milano). Ha pubblicato: Salariati (1968), Gratuità tra cronaca e storia (1982), Dittico vescovatino (2001), Simon mago (2002), Dialogo sulla gratuità (2004) e Monologo partigiano (2004). Con Sironi ha pubblicato Come un atomo sulla bilancia (2005), I miei amici-Diari (2008) e La messa dell’uomo disarmato (2002), il suo grande romanzo sulla Resistenza, elogiato da critica e pubblico.

Hanno detto di lui: «Un punto di riferimento per chi ama la letteratura, per i critici e per i lettori che hanno trovato nei libri di questo autore un seme di verità, una parola vera e necessaria» (Avvenire); «Un autore di densissimo spessore umano e spirituale» (La Stampa); «Don Luisito Bianchi è sempre stato ed è un prete "scomodo", di quelli pronti a mettersi in gioco» (L’Unità).